Agricoltura

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Da sola produce il 10 per cento del reddito brasiliano, ed occupa soprattutto i territori pianeggianti della costa atlantica. Le coltivazioni principali sono il caffè, di cui è primo esportatore al mondo, la soia (secondo dopo gli Stati Uniti) e il frumento (specie nel Sud), ma anche riso, mais, canna da zucchero e cacao. La produzione è in prevalenza rivolta all’esportazione, e ciò obbliga il paese a importare derrate alimentari per far fronte al fabbisogno alimentare interno.

L’agricoltura del Brasile presenta ancora strutture perlopiù di tipo coloniale: l’1% dei proprietari possiede il 40% dei terreni coltivabili, organizzati in grandi proprietà fondiarie in cui si pratica per lo più l’allevamento estensivo, oppure aziende capitalistiche dedite all’agricoltura di piantagione. Esistono anche i minifundos, piccole proprietà gestite da agricoltori più poveri e coltivate a mais, riso, manioca e frumento. Nel Nordeste vi sono invece terre un tempo incolte o abbandonate, oggi in mano ai posseiros, che gestiscono da affittuari ogni 5 anni.

Il 22% del suolo è utilizzato dalle grandi proprietà per l’allevamento. Nell’allevamento, prevalgono i bovini, quindi seguono suini, ovini e caprini.

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