Mato Grosso

Fiumi e giungla, laghi melmosi, tribù selvagge, pareti a picco, caimani che i brasiliani chiamano jacaré, diamanti e oro, caffè e mate, clima tropicale. Siamo nel Mato Grosso, una regione tra le meno popolate del Sudamerica.
Prima che in Amazzonia, gli indios sono stati eliminati nel Mato Grosso, con i sistemi più criminali, inoculando gli i germi del vaiolo, distribuendo zucchero all’arsenico, affinchè non ostacolassero lo sfruttamento della loro patria. Avevano il torto di respingere la civiltà, di non voler servire i bianchi.

Bagnato dagli affluenti del Rio delle Amazzoni e del Paranà, il Mato Grosso si estende per 1.250.000 chilometri quadrati (l’Italia ne misura 324 mila), si trova nel Brasile occidentale, confina con Bolivia e Paraguay, ed è la più grande riserva di carne bovina del globo. Poche strade, rare abitazioni, spazi a perdita d’occhio, mandrie di milioni di capi, il Mato Grosso è il mondo dei fazenderos. Una delle fazende maggiori, la Bodoquera, appartiene ai Rockefeller: 400 mila ettari. Il Lussemburgo ci starebbe dentro.

Per andare da una fazenda all’altra ci vuole l’aereo. La Taiemà, creata da Gianni Lancia, il figlio del fondatore della casa automobilistica, ha un campo d’aviazione, una stazione radio e tutti i comfort. Lancia vi giunse a metà degli anni cinquanta. Si era innamorato della boscaglia sorvolandola. A Cuiabà, capitale del Mato Grosso, aveva contrattato sulla mappa la zona dove intendeva stabilirsi. Aperto uno spiazzo nella foresta, la sua prima casa fu un capanno. A titolo di curiosità: è stato nella fazenda di Taiemà che Lancia, l’ingegnere avventuroso, ha vissuto i mesi più caldi della sua storia d’amore con l’attrice Jacqueline Sassard.

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